
04 Mar CORONAVIRUS – UN AGGIORNAMENTO
CORONAVIRUS – UN AGGIORNAMENTO
Buongiorno a tutti, scrivo questo post dopo che diversi pazienti, amici e conoscenti mi hanno chiesto un aggiornamento rispetto all’articolo precedente alla luce degli sviluppi dell’ultima settimana.
Sono aumentati il numero di casi, e in proporzione è diminuita lievemente la percentuale di pazienti critici. (Tutte le fonti sono in fondo al post).
Sinceramente, quando i casi sono arrivati a 200, mi sarei aspettata 1000 casi in una settimana, prevedendo che fossero già 400 i contagiati e un raddoppio dopo circa 5 giorni. In realtà, i numeri sono aumentati maggiormente, indicando un tempo di raddoppio molto più rapido.
Questo andamento risponde a tre variabili:
1) I criteri con cui vengono eseguiti i tamponi: sono cambiate le linee guida, adesso le misurazioni dovrebbero essere più uniformi, anche se il Veneto è la regione che ne ha fatti di più in assoluto. Attualmente, vengono eseguiti solo sui soggetti sintomatici, come indicato dall’OMS.
2) Il fatto che – dati i tempi di incubazione lunghi, con una media cinese calcolata a 5.1 giorni, ma un’estensione frequente fino a 15 giorni – è possibile che in realtà questa sia la coda dei contagi avvenuti prima delle misure adottate dal governo, che hanno chiuso le scuole e limitato i contatti umani nelle regioni più colpite.
3) Il fatto che il picco ancora probabilmente non è stato raggiunto. Questa è una variabile perché, nonostante girino curve esponenziali che pretendono di prevedere l’andamento dell’epidemia nei prossimi giorni, nessuno in realtà può prevedere il flusso dei prossimi giorni. Le incognite sono troppe, i numeri (anche per fortuna) troppo piccoli. Per avere un metro di paragone, fate conto che i sistemi di Big Data hanno bisogno di almeno milioni di righe per poter estrapolare dati e pattern significativi. Qui siamo a qualche migliaio, con tantissimi fattori che cambiano ogni giorno. È vero che ci sono fior fior di analisi statistiche fattibili con numeri più piccoli, ma in questo caso non è possibile.
Per questo le misure adottate cambiano di settimana in settimana, perché la situazione è estremamente mutevole e giustamente ne tengono conto.
Dal punto di vista scientifico, ci sono alcune novità:
1) Hanno isolato diversi genomi del CoViD-19 italiano, e questo permetterà di capire di quanto è cambiato il genoma virale in questi mesi.
2) Un altro team italiano ha studiato le mutazioni che hanno permesso al virus il cosiddetto “salto di specie” dal pipistrello all’uomo. Si tratta di una mutazione di una proteina di superficie, avvenuta probabilmente tra il 20 e il 25 novembre 2019.
3) È ormai accettato che probabilmente il virus circoli in Italia già dalla fine dell’anno scorso. Questo rende inutile e ininfluente la ricerca del cosiddetto “paziente 0”.
4) Anche qualche bambino ha iniziato a infettarsi, per il momento non in modo critico. Quindi la chiusura delle scuole è strategica non solo per preservare i bambini, ma più che altro per evitare che facciano da vettori, contagiando poi ad esempio i loro nonni.
5) Un altro team italiano ha studiato alcuni fattori epidemiologici. L’R0 (l’indice di contagiosità, ovvero il numero di persone contagiate a partire da un singolo individuo) pare che in dicembre 2019 sia passato da 0,8 a 2,6 (il range va da 2,1 a 5,1, capite che è una forbice enorme, e quindi quanta incertezza c’è dietro questi calcoli), facendo appunto iniziare l’epidemia esponenziale.
Sempre loro, hanno stimato il tempo di raddoppio tra i 3,6 e i 4,1 giorni. Ovviamente questo è un dato estremamente soggetto a variazioni.
6) Pare che in Cina il picco (almeno nella regione dell’Hubei) sia finito, e ci sia una coda finale. Nel mondo, i dati mostrano un lieve calo della mortalità e dei casi critici rispetto al totale (fonte worldometer, sempre nel primo commento)
A questo punto, rimangono ancora diverse incognite:
1) Il proseguimento della curva dei contagi, a 15 giorni dall’inizio delle misure restrittive.
2) Come mai pare che in alcune zone e in alcuni momenti ci siano aumenti velocissimi di casi anche critici (come a Lodi qualche giorno fa, in un giorno sono stati ricoverati in 51).
3) Quanto sta cambiando il genoma del virus e il suo R0.
4) Questa è l’incognita più grande: cercare di capire/stimare il cosiddetto denominatore, ovvero il numero reale delle persone contagiate ma magari asintomatiche. Probabilmente non lo sapremo mai (ed è un bene, inutile e dannoso fare tamponi a tutta la popolazione), ma in realtà dal punto di vista scientifico/epidemiologico sarebbe un dato fondamentale per capire le reali dimensioni e caratteristiche di quest’epidemia.
Le misure adottate stanno cercando di diluire lo stesso numero di malati in più tempo, in modo da poter garantire le cure per tutti.
Il sistema sanitario è come un imbuto (reso stretto dalle politiche suicide di tagli sanitari a destra e a manca, sempre preservando la parte politica/amministrativa, ci mancherebbe).
Più è lento il flusso, meno l’imbuto rischierà di straripare. In questi giorni, hanno riconvertito interi reparti a tempo di record.
Credo che ormai sia chiaro a tutti quanto i medici e il personale sanitario siano sempre in prima linea, sempre con un’attitudine di abnegazione e aiuto, pronti ad adattarsi e resilienti al massimo allo stress per poter far fronte a queste emergenze. Spero che questa epidemia sia un’occasione di ritrovata fiducia nei confronti di tutti quelli che si impegnano, che portano avanti davvero il nostro sistema sanitario, che studiano e che innovano.
Dal punto di vista politico, auspico che ci sia un’omogeneità tra le misure regionali, ora che il tutto si sta diffondendo anche nell’Italia centrale e del sud.
Probabilmente, adesso risultiamo i nuovi “untori” mondiali per la sovradiagnosi iniziale, ma in realtà ci sono molti casi (negli USA ad esempio, o in Germania) dove non si riesce a risalire a contatti con zone a rischio. Quindi è probabile che in realtà la diffusione sia appunto molto più precoce rispetto a quanto crediamo.
È poi interessante notare che tutti i paesi più colpiti (comprese la Cina e la Corea del Sud, checché se ne dica) fanno parte del mondo “occidentale”, globalizzato.
Era dai tempi di Marco Polo che noi italiani non eravamo così connessi con la Cina; adesso le circostanze e motivazioni sono sicuramente meno propizie, ma lo ritengo un dato collaterale degno di nota.
A questo punto, dal mio punto di vista è arrivato per tutti il momento della consapevolezza.
La consapevolezza che non è un’influenza, che durerà più tempo del previsto, che l’unico modo per arginare e far finire tutto questo il prima possibile è attenersi alle norme igieniche e profilattiche indicate dal Governo e dal Ministero della Salute (che si rifanno poi all’OMS).
È poi arrivato il tempo della responsabilità, per salvaguardare la collettività. Purtroppo tutti stiamo avendo dei disagi anche economici, soprattutto chi è autonomo e/o ha un’impresa, ma è un sacrificio necessario per far finire il prima possibile questa fase.
È arrivato il tempo, anche fuori dalla zona rossa, di attivare la resilienza individuale e collettiva, per adattarsi al meglio a questo periodo di mutamenti che – sono sicura – porterà anche dei cambiamenti positivi e duraturi in molte realtà.
Fonti:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/jmv.25719
https://www.wsj.com/articles/what-we-know-about-the-wuhan-virus-11579716128
http://download.kataweb.it/lescienze/media/pdf/Virus%20finale.pdf
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