22 Feb L’effetto farfalla in medicina: magie e utilità della teoria del caos
Vediamo cos’è l’effetto farfalla, come entra nella teoria del caos e quali spunti ci può dare, sia in medicina che nella nostra vita quotidiana!
“Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile scatenare un tornado in Texas?”
Questa è la domanda che si è posto Edward Lorenz nel 1972 e che ha dato origine a quello che viene detto effetto farfalla, e che è una cosa fondamentale dei sistemi complessi e della teoria del caos. In realtà, come al solito, Turing c’aveva visto giusto, è arrivato prima, perché ha detto:
Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.
Quindi, cosa implica l’effetto farfalla, soprattutto in medicina?
L’effetto farfalla, uno dei concetti cardine della teoria del caos, implica fondamentalmente tre aspetti: il primo è che c’è un qualcosa che registra un cambiamento. In questo caso c’è un sistema che registra il cambiamento di un battito d’ali di una farfalla, piuttosto che di un elettrone, piuttosto che di qualsiasi altro parametro. La seconda cosa è che i sistemi complessi paiono non risentire della distanza tra i loro compartimenti. Perché tra il Brasile e il Texas? Perché i grandi cambiamenti avvengono come delle cascate che si ripercuotono. Quindi vengono registrati anche in luoghi completamente lontani, che sembrerebbero non poter essere influenzati da qualcosa che avviene in luoghi così remoti rispetto a loro. Il terzo aspetto è che i cambiamenti avvengono in altri sistemi che sono suscettibili alle variazioni iniziali, e quindi che effettivamente si prestano ad essere modificati da queste.
Ma quali sono esempi di sistemi complessi? Innanzitutto come abbiamo visto quello meteorologico, anche quello economico, finanziario, quello psicologico, quello biologico, e… Attenzione attenzione… noi, come esseri umani. Effettivamente noi siamo un sistema biologico. Quindi anche noi funzioniamo con le stesse regole. Il che significa che siamo suscettibili all’effetto farfalla e “obbediamo” alla teoria del caos. Facciamo alcuni esempi. Facciamo l’esempio, sapete quando si dice “sei simpatico come una scheggia sotto le unghie?” ecco. Allora, provate a pensare: come camminiamo noi quando abbiamo una scheggia sotto un’unghia del piede, o sotto un dito del piede? E dove avvengono le maggiori modifiche? Non avvengono nell’unghia del piede. E’ vero, sì, c’è un nervo che registra e poi rileva tutto quanto. Ma le maggiori modifiche avvengono a livello del collo e della faccia, faremo facce poco carine e avremo una postura, soprattutto a livello delle spalle e del collo, molto contratta.
Ma vediamo un altro esempio. Sapete quante Salmonelle sono necessarie per far iniziare un’infezione da Salmonella? Dieci. Dieci Salmonelle bastano. Anche questa è una variazione minima iniziale. Qual è il fatto? E’ che noi, solo con la conoscenza della variazione iniziale, non possiamo determinare cosa accadrà dopo. Ad esempio nel caso della Salmonella potrebbe non succedere niente, potrebbe avvenire un’infezione gastrointestinale, oppure si potrebbe arrivare addirittura al tifo. Ogni sistema ha una suscettibilità individuale, quindi ognuno di noi reagisce in modo diverso. L’effetto farfalla agisce ancora…
Ma perché serve l’effetto farfalla a noi in medicina? Ci serve per milioni di aspetti, ma adesso ne voglio analizzare uno. Normalmente si prendono i farmaci, ad esempio si prende la pastiglia per la tosse, lo sciroppo, eccetera. Perché i ricercatori scoprono quali sono i meccanismi alla base della tosse, piuttosto che del mal di gola, dell’influenza, e cercano delle molecole che vadano ad agire sui recettori e sui meccanismi che riguardano appunto queste malattie. Dopo diciamo “vabbè il farmaco ha degli effetti collaterali”. Ora, qual è il problema? Il fatto è che gli effetti collaterali non sono altro che la manifestazione di questa cascata di eventi.
Gli effetti collaterali non sono altro che queste grandi modifiche del sistema complesso in risposta a un’informazione puntiforme iniziale. Ovvero, sono conseguenze dell’effetto farfalla.
Quindi, cosa dovremmo fare noi ricercatori, noi medici? Dovremmo pensare che gli effetti collaterali non sono effetti collaterali, sono in realtà effetti centrali, che ci fanno capire dove in realtà il farmaco agisce. Quindi, il farmaco non agisce solo su quei recettori che noi pensiamo, agisce su molti sottosistemi correlati. Quindi noi dovremmo cambiare la nostra sperimentazione dei farmaci. Dovremmo cambiare il nostro approccio alla farmacologia, cercando primo una informazione puntiforme che sia in grado di modificare esattamente quello che noi vogliamo, anche a distanza, e secondo dovremmo osservare meglio tutti gli effetti collaterali, perché appunto non sono collaterali, ma sono effetti veri e propri del farmaco.
E nel frattempo, mentre la ricerca fa il suo corso, mentre noi troviamo nuove soluzioni… cosa possiamo fare, cosa può fare ognuno di noi, per rispettare queste regole dei sistemi complessi e per usarle? Pensiamo al potere di una parola. Pensiamo a un “buongiorno!” dato col sorriso, a un “come stai?” sincero, oppure a un bel “grazie”, che mostra proprio gratitudine. Con una di queste parole possiamo modificare in modo tangibile la giornata di un’altra persona, e rendergliela migliore. Una parola può essere la farfalla che dà un effetto tangibile nell’umore di una persona, ad esempio.
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Perché una parola, nei sistemi complessi, può fare tutta la differenza del mondo.
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